Testimonianza di Maria B.
TESTIMONIANZA
Da diversi anni conosco Leonardo e ritengo , anche se so che nessun incontro , come nella vita succeda per caso, sia stato una vera benedizione , in quanto mi ha aiutato a realizzare ciò che desideravo .
Non mi focalizzo sul racconto di una tecnica piuttosto che un’altra di quelle che esegue Leonardo, negli anni ne ho appunto sperimentate svariate , è grazie anche alla sua esperienza che porterete avanti quella che sarà più consona a ciò che dovrete approfondire, comprendere in voi stessi .
Ogni problema che si presenta e di cui vogliate capire il perché si presenta nella vostra vita , sarà diverso per ciascuno di noi, ciò che accumuna me o voi è comprenderne il significato per il bene di noi stessi e dell’evoluzione della nostra anima , e questo grazie a Leonardo è possibile.
Sia che scegliate la regressione, che è una delle tecniche più recenti che ho sperimentato o le altre proposte , vi porteranno prima di tutto a porre l’attenzione verso voi stessi, verso la parte nostra più profonda,(quella che si trova togliendo tutti i retaggi creati da noi che si conformano e prendono forma quando inevitabilmente ognuno di noi si plasma con ciò che la società ci proietta).
Fondamentale per me questo passaggio , perché nelle situazioni difficili, tendevo a negare questa parte profonda di me, che invece chiede di essere compresa e indagata , e che rende importanza a me stessa , in quanto la riconosco, consapevole che esista .
Le tecniche utilizzate da Leonardo, in quanto l’ho appurato nella mia esperienza personale, apportano sempre benefici . Questi trattamenti aiutano veramente nella propria evoluzione ed anche nella progressione degli eventi ..Leonardo aiuta indirettamente , ma ci guida affinché direttamente noi (siamo noi in primis “attivi” su quella determinata sensazione, emozione , evento)sappiamo poi come agire e reagire. Queste tecniche cambiano in meglio la persona, dopo anche una solo seduta la comprensione di eventi, emozioni passate fa in modo che noi cambiamo ..evolvendo in meglio, siamo in grado di dare significato anche a situazioni dolorose nel nostro cammino(che comunque non accadano mai per caso ma per un preciso scopo) aiutano a prendere decisioni future su eventi che accadranno per il nostro sommo bene con consapevolezza .
Con ogni varia tecnica sono sempre partita dall’indagine di situazioni dolorose che mi sono capitate , quelle fanno parte di me, del mio vissuto, ignorarle e rimuginare sarebbe stato il solito “ mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi “ , sarei rimasta sempre la punto di partenza , biasimandomi , senza avere via di uscita , anzi mi accorgevo che più il tempo passava , più questa condizione si radicava ..rischiando di minare qualsiasi alternativa di poter cambiare in meglio eventi futuri nella mia vita .
Grazie alle tecniche di Leonardo , nel mio caso il dolore e la sofferenza sono state messe in primo piano e non è che con una bacchetta magica sono state dissolte , semplicemente sono state intanto “riconosciute “come presenti nella propria vita, come portatori di insegnamento ..e poi trasmutate ..affinché non mi ancorassi in loro , per quanto spiacevoli, diventassero davvero l’input a cambiare .. davvero a realizzare quanto più desiderassi di vedere di concreto nella propria vita .
“Lavorando” su se stessi, rivolgendo una completa fiducia in Leonardo , abbandonando davvero resistenze e remore, ho ritrovato la mia essenza , ciò che ha costituito la mia rinascita ..
Sono grata a Leonardo , perché come dicevo all’inizio l’incontro con lui , ha migliorato me stessa e mi ha aiutato a cambiare gli eventi nella mia vita.
Prima è stato necessario tutto questo lavoro su me stessa e quando è stato il momento ..questi che poi chiamiamo “miracoli” sono avvenuti..
Uno degli ultimi eventi dell’inizio dell’anno scorso su cui ho lavorato (ma che è stato anche il perno anni prima ..segno che nella mia vita il tema della maternità ha avuto nel corso del tempo bisogno di essere analizzato sempre più’ profondamente) è quello di una interruzione spontanea di gravidanza .
Indagare sul perché di questo mio evento doloroso, mi ha svegliato dal torpore nel quale mi aveva avvolto tutta la disperazione , incapace di reagire e di credere che niente più aveva senso e che non ci sarebbe mai stata una nuova opportunità …
Domani sarò a 35 settimane di gravidanza , nono mese e aspetto per i primi di giugno l’arrivo attesissimo di una bimba che si chiama Noemi , che è arrivata in un momento preciso della mia vita, e cioè quando ho iniziato a comprendere ..per risolvere .
Io sono da diverso tempo approcciata ad una visione olistica , che concepisce l’uomo nella sua globalità e interezza , quindi diciamo che per me è stato facile accogliere tutti gli insegnamenti che Leonardo mi ha dato , il “vedere oltre le cose” , oltre l’apparenza , il non smettere mai di interrogarsi e di non fermarsi mai ..un po’ come la vita ci dimostra nella sua dinamicità , e che ogni cosa è realizzabile se ci crediamo ..con il cuore , per cui per chi fosse ancora scettico.. autorizzo Leonardo che hai il mio numero a farmi mettere in contatto con voi , per dimostrare che ne vale la pena e non ve ne pentirete
Queste tecniche sono un gesto d’amore verso noi stessi, buon cammino a tutti voi e grazie infinite Leonardo
30/04/2018 Maria B.
Credere in se stessi
Nella mia prima regressione in cui ho chiesto di poter ritrovare la Fiducia in me stessa, negli altri e nell’universo sono arrivata tramite l’aiuto di Leo in questa mia precedente vita:
Vedo un enorme foresta, dagli alberi filtra la luce del sole ed è una bella giornata, fuori nel bosco si sta bene, non molto lontano scorgo un castello con un ponte che lo collega al bosco sono un ragazzetto di 13 anni maschio, vestito con gli abiti tipici del 1300 all’epoca dei feudi, calzamaglia e una casacca marrone e me ne vado tutto solo per il bosco, giocherello e sono tranquillo, mi sento al sicuro. La scena cambia ora sono ritornato al castello e sono nelle cucine del castello, l’ambiente è grande, luminoso e pulito; sopra il grande portone di accesso è affisso uno stemma con una croce bianca e rossa, tutto è silenzioso e calmo, sento arrivare qualcuno che entra nella cucina, è mia madre, un viso paffuto e dolce che mi sorride amorevolmente e mi avvolge totalmente nel suo abbraccio materno e protettivo, oltre al fatto che io sono molto mingherlino e lei molto robusta, è la cuoca del castello. Mi accarezza e mi rincuora sul fatto che anche se sono mingherlino la vera forza sta nello spirito, nella volontà e nella tenacia. Ora è sera salgo lungo una piccola scala di pietra che mi porta alla mia camera da letto posta in una piccola torretta del castello, entro nella stanza ci sono 2 letti il mio e quello di mia madre, è una camera semplice con una finestra che guarda la valle, mi piace il panorama e sento sempre un senso di protezione. Mio padre non c’è è via, probabilmente in guerra o in missione. Il giorno successivo sto ancora gironzolando per il bosco, ho arco e frecce e mi diverto ad esercitarmi, dovrei uccidere qualche animale ma non me la sento preferisco colpire barattoli, sento che sono osservato è un vecchio con la barba e gli occhi scuri che mi osserva di nascosto da lontano ma non sento paura o timore sono quasi divertito dalla scena, all’improvviso mi giro e lo vedo, mi parla e mi dice che è importante credere in se stessi sempre, che la vera forza sta nella tenacia e nel non smettere mai di difendere ciò in cui crediamo. Dopo questa scena sento che anche se sono sempre io e il posto è sempre quello, sono una ragazza arriva questa consapevolezza, è passato un po’ di tempo, ora ho 16 anni. Sono all’interno del villaggio annesso al castello, dove la vita scorre serena, intorno a me ci sono dei bambini, racconto storie e loro mi ascoltano incantanti, racconto che un tempo una ragazzina aveva dovuto far finta di essere maschio e vivere in solitudine perché i primogeniti di ogni famiglia dovevano essere maschi, essendo lei femmina, era stata protetta dalla madre che la vestiva da bambino e la aveva isolata per molti anni dal resto del mondo perché non la portassero via, questa ragazzina aveva fatto e vissuto come fosse maschio dovendo nascondere se stessa, nonostante il profondo amore per la madre e la totale protezione ricevuta, ma poi la legge era cambiata e aveva potuto essere ciò che era ed aveva imparato che ogni situazione ci insegna qualcosa e che essere se stessi sempre è molto importante oltre ad avere fiducia che tutto si risolverà perché tutto si evolve in meglio se crediamo nell’amore.
Nel villaggio ho continuato a raccontare storie e favole ma all’età di 20 anni la mia anima ha lasciato quella vita perché una ragazza invidiosa di me mi ha ucciso con uno stiletto pugnalandomi vicino al cuore, ricordo solo che in quella breve vita ogni momento mi ha dato sempre una grande forza e fiducia, la grande meraviglia è stata nel sentirmi un ragazzo e poi all’improvviso una ragazza, un’esperienza molto forte.
Testimonianza su Gesù
Per la prima volta ,dopo una regressione, e dopo 30 anni di ricerche, è arrivata una persona con la quale ,andando indietro nel tempo nella memoria del suo dna e dei suoi antenati,siamo arrivati all’epoca di Gesù, figlio illegittimo di Maria ,ma di sangue Reale, non voglio scandalizzare nessun cattolico ma attenermi alla registrazione e alla testimonianza,Gesù fu costretto a fuggire in Oriente e li ebbe molti maestri,ritornò già adulto dopo aver appreso tantissimo, era un grande amatore, gli piacevano naturalmente le donne e decise di diffondere la sua conoscenza, prese quasi 6000 frustate, una persona normale sarebbe morta solo con quelle, ma aveva imparato a prodursi anestesia e la morte apparente , così ,quando lo credettero morto,lo tolsero dalla croce, i suoi fedeli ne rubarono il corpo, lo curarono e poi Gesù fuggi di nuovo verso oriente dove venne accolto da un re. Li visse come il saggio di corte e morì a quasi 100 anni di età.A molti può sembrare assurdo che proprio io abbia raccolto una tale testimonianza…Bene ricordo che abito vicino a Mantova,come la persona che sì è sottoposta alla regressione, San Longino, il romano che trafisse Gesù nel costato e che poi si convertì,tornò e visse a Mantova, portando tra l’altro qualche goccia del sangue di Gesù…capite quindi che poi, anche se parliamo di Gesù Cristo, i legami con le origini e le memorie di qualche antenato di Longino,col territorio, non sono poi così assurde e improbabili
Il guaritore alieno
Ciao Leonardo,
come promesso ti invio la nostra passeggiata nelle mie vite precedenti.
Prendo il mio ascensore e guidato dalla tua voce mi avvicino verso il piano terra. All’apertura delle porte ho davanti a me un velo bianco che presenta un punto nero in basso a sinistra e, come descritto da te, si allarga fino a permettermi il passaggio; prima di passare insieme a te mi sentivo già attratto dal portale che si è formato ma ho aspettato il tuo via.
Approdati nella splendida verde campagna collinare noto un albero maestoso e mi dirigo sotto in attesa di qualcuno. Quel qualcuno non è una persona ma un lupo; un bel lupo di stazza grande, una via di mezzo tra un cucciolo e un adulto. Mi avvicino stando in allerta perché non conosco le sue intenzioni. In realtà si avvicina, poggia il suo fianco nella mia gamba e ho come la sensazione di essere un tutt’uno con il lupo. Sotto la tua guida entro dentro, mi sento lui. È tutto amplificato: luci, suoni, odori, gusti, sensazioni, tutto almeno dieci volte di più. Mi sento alla ricerca di un posto dove riposare in tranquillità, trovo spazio sotto l’albero descritto in precedenza.
L’istinto mi dice di cercare il mio gruppo: trovato! Mi unisco a loro, gioco con loro, corro con loro, salto con loro. Un gruppo dove sto bene. In un momento di tranquillità sento dei suoni particolari, sembrano voci.
Mosso da curiosità mi avvicino e noto un villaggio. Sento queste voci, non conosco alcune parole ma il succo del discorso è che si stanno organizzando per costruire qualcosa. Mi avvicino. Mi vedono. Sto in allerta. Mi studiano. Con passo gentile mi avvicino a loro che, guardandomi in viso, capiscono le mie intenzioni lasciandomi girare liberamente in mezzo a loro. Subito i bambini sono intorno a me, giocano con me: sto bene, sono felice, i bambini urlano di gioia.
L’attenzione si sposta nel momento in cui sto aiutando gli adulti a scavare una buca. Mi guardano felici. Nel frattempo che costruiscono porto loro dei secchi d’acqua. Anche i bambini portano i secchi d’acqua e io li aiut o; un aiuto vero e proprio perché non tolgo loro il secchiello ma li sostengo nel portarlo, a volte tenendo una parte del manico e a volte dando una spintarella al didietro del bambino con il muso.
Arriva il momento del pasto e mi concedono di mangiare una ciotola di minestrone con loro, di fianco ai bambini.
Mi sposto nel branco di lupi iniziale e anche lì sto bene: gioco, corro, salto.
Noto che i momenti di trasferimento tra un branco e l’altro mi consentono di fissare ciò che ho imparato nei periodi di convivenza.
Passiamo in un altro pianeta, celeste e verde. Ho le sembianze di un umano ma sento di non esserlo: testa pelata, leggermente lunga, occhi leggermente arrotondati, naso e bocca più piccoli rispetto a un umano, di similare rimane il corpo con braccia, mani, gambe e piedi. Sono vestito con abbigliamento leggero, il mio è bianco ma dentro di me so che ne ho anche altri, colorati. Di fronte a me ho una persona sdraiata su una pietra grigia (tonalità intermedia). Torno leggermente indietro con la memoria: passeggiavo insieme a questa persona ma avvertivo qualcosa che non andava nel suo petto. Lo invitai a entrate in questa stanza fatta di pietra. All’interno c’era una lastra, piatta sopra e stondata sotto, sospesa per aria. Qui tutto è più leggero. Mi resi conto di essere un guaritore e che quella era la stanza delle guarigioni. Guarire come? Semplice! Ogni inspirazione è prendere energie concesse dalla terra e ogni espirazione è inviarla alla persona di fronte per aiutarla a disperdere ciò che è inutile e dannoso innescando l’autoguarigione. La persona è felice, mi ringrazia.
Al passaggio successivo mi ritrovo avvolto dalla luce. Torno al momento prima. Brutta sensazione: fredda lama nella pancia. Vedo una spada e una mano, poi torna luce. Mi pare di aver capito che sono stato ucciso perché aiutavo gli altri. In effetti stavo aiutando delle persone aggredite qualche momento prima. Torno ancora indietro, al sapore della natura, al semplice profumo dei fiori, al curare gli altri, al lavorare il legno per me e per gli altri. Una splendida sensazione, piena di gioia e felicità.
Mi chiedi di tornare al momento in cui siamo sul pianeta extraterrestre. Qui iniziano le difficoltà fisiche: girava tutto, forte, un sovraccarico di energia. Ho aperto gli occhi e sono tornato qui. E con me è arrivato anche il cosa dovessi imparare: quanta energia prendere e quanta energia dare.
Due appunti sul pianeta: considerato che le navi viaggiano prossime alla velocità della luce che qui sulla terra conosciamo, posso aggiungere che non è tanto lontano, circa due minuti terrestri. Non vi è necessità di comandare, non c’è un governo, tutti sono uguali. Si cammina molto lentamente, simile alle persone che pensano intensamente. Tutti sono lenti. Tranne i mezzi di trasporto extraterrestri, quelli vanno velocissimi e non hanno un sistema di comando: si comunica alla nave (che ha la forma di una freccia) dove andare e quella va. Gli abbigliamenti sono leggeri, simili al cotone, colorati. Il nutrimento è dato dalla frutta, al pensiero è come se avessi ancora il sapore dolce in bocca.
Grazie per avermi accompagnato in questo percorso: ora ho capito perché mi piace essere un guaritore, perché mi piace stare da solo tra una esperienza e l’altra, perché mi piace lavorare il legno, perché mi piace aiutare gli altri a portare a termine le loro opere, perché mi trovo bene in tutti i gruppi sebbene diversi l’uno dall’altro, perché mi riesce di mantenere in vita i fiori e perché quando sentivo freddo alla pancia stavo male (quest’ultima volutamente al passato).
Che la Luce del Creatore sia compagna in ogni momento.
Un forte abbraccio
Alberto
Matrimoni combinati
È partito tutto dai piedi. improvvisamente erano piedi da uomo, ero un uomo, in piedi di fronte al mare ad aspettare la barca dei nostri alleati, dietro di me il mio popolo. Avevo una tunica bianca e al collo portavo un monile di metallo color oro che raffigurava un sole o qualcosa del genere. Aspettavamo la barca che avrebbe condotto da noi una popolazione che viveva al di là del mare e per noi significava alleanza e prosperità. Mia figlia era promessa sposa al figlio del capo villaggio che stava arrivando su quell’imbarcazione. Arrivano, ci salutiamo, andiamo a parlare in una tenda mentre, all’esterno c’è una festa di benvenuto e fidanzamento. Parliamo una lingua che in questa vita non conosco, ma in qualche modo riesco a ripetere alcune parole. Mi viene naturale dire che è aramaico. Parliamo per assicurarci che le condizioni siano chiare, siamo entrambi tranquilli e soddisfatti. Facciamo conoscere i futuri sposi. Ho insistito io perché si conoscessero. Non è la prassi, ma sapere che si piacciono è un sollievo e una tale felicità che mi commuove. Riconosco nel figlio del mio alleato colui che è mio nipote in questa vita. Anche io mi sono sposato senza conoscere la mia sposa, che è morta da tanti anni ormai. Sono stato fortunato, siamo stati bene, ma non ci siamo sposati per amore, ma per volere di altri.
Alla festa di fidanzamento servono carne speziata, l’atmosfera è rilassata e entusiasta. (non mi ricordo l’insegnamento che ho ricevuto qui)
Facciamo un piccolo salto in avanti, al momento di unire i due giovani. Sono io a celebrare il rito, consacrato a una dea con le corna di cervo, che protegge le unioni. I due si tengono per mano, tra di loro c’è una piccola colonnina che regge un cestino, vengono cosparsi di olio in alcuni punti del corpo, le braccia, la fronte, e ai loro piedi vengono posti dei rami e rametti, a simboleggiare le corna della dea. Li lego, in questa vita, attraverso questo rito.
(non mi ricordo l’insegnamento che ho ricevuto qui)
Passa il tempo, è un altro momento importante per me, quello di abbandonare il villaggio poiché stanno arrivando delle tribù pericolose per noi che viviamo in armonia. I nostri alleati vengono a prenderci, con le loro navi, e io guardo il villaggio che diventa sempre più piccolo mentre ci allontaniamo. Sono consapevole che talvolta il cambiamento è necessario e che l’attaccamento non serve, è giusto staccarsi dalle cose quando arriva il momento e bisogna farlo serenamente. Quando arriviamo nel paese dei nostri alleati è tutto così colorato da farmi sorridere e commuovere. Loro sono vestiti in maniera diversa da noi, noi siamo più semplici e vestiamo di bianco, risaltiamo in tutto quel colore, ci guardano, ma non con sospetto. Capisco che scoprire cose nuove è importante, che non bisogna aver paura della diversità. Vado a trovare mia figlia nel palazzo principale, dove ora vive con il marito e i figli, ma non voglio vivere con loro. Dalle finestre dell’edificio si vede il mare e le costruzioni sottostanti e tutti i loro colori. Ho chiesto e ottenuto di costruire nuove abitazioni per il mio popolo, a ridosso della città. Vivrò lì, pur frequentando mia figlia e il palazzo.
Passa il tempo, sono più vecchio, è tempo di ritirarmi. Non ho più al collo il monile con il sole, l’ho dato a mia figlia. I miei nipoti, un maschio e una femmina, sono più grandi adesso. Vivo in mezzo alla mia gente, ormai integrata con il popolo di cui adesso facciamo parte. Il marito di mia figlia viene insignito del titolo di reggente, sono felice.
Passa il tempo, è il momento della mia morte. Intorno a me c’è mia figlia e suo marito, che ormai considero mio figlio, e i miei nipoti. Mi sento molto amato. Nel momento di lasciare il corpo desidero che siano felici, lo spero con tutto il mio cuore. Vado nella luce, una luce viola che diventa giallo brillante. Sento mia figlia piangere, da lontano. Alcuni essere di Luce mi prendono per mano e mi accompagnano. E’ stata una vita felice. (non mi ricordo l’insegnamento che ho ricevuto qui)
Torno in una vita, all’incirca 1800, in Inghilterra, sono una femmina. La mia famiglia è povera, ho solo mia madre, mio padre viene a trovarci qualche volta ma i miei genitori non sono sposati. Non è affettuoso con me. Ho due fratelli, uno più piccolo e uno più grande, ma entrambi sono molto più alti di me e siamo molto diversi anche se a tavola scherziamo insieme.
Vado a scuola, mia madre ha risparmiato per mandarmi a una scuola per persone più abbienti di noi, è il primo giorno di scuola e l’insegnante è molto dolce. Imparo a scrivere il mio nome, Luisa, copiando le lettere che mi indica la maestra. Sono una bambina intelligente, e mia madre si aspetta un buon futuro per me.
Passa il tempo, divento segretaria in uno studio di avvocati e notai, sono rispettata ma non sono soddisfatta.
Passa il tempo, conosco un ragazzo di una famiglia ricca (forse nobile), ci fidanziamo. C’è amore tra noi, e molto, ma inizialmente la convenienza ha giocato il suo ruolo. Sono rispettata, sono felice della posizione che ho raggiunto. Non sopporto la povertà, guardo la gente povera con sdegno, rifiuto il mio passato, me ne vergogno.
Quando muoio (credo in circostanze molto drammatiche) comprendo l’insegnamento di questa vita: è giusto impegnarsi per quello che si vuole ottenere, ma anche che
(ecco, neanche questo lo ricordo completamente, mi dispiace!)
Ritrovarsi
LA MIA PRIMA REGRESSIONE
Venerdì 21 novembre 2014 ore 17.30
Arrivo emozionatissima e carica di aspettative da Carla. Ad attendermi, occhi brillanti e gentili, Leonardo, quest’anima antica che ho avuto il privilegio di incontrare solo un paio di mesi fa’, ma è come se la conoscessi da sempre.
Vengo accolta in uno studio caldo e che profuma d’incenso: per un attimo mi sento fuori posto, ma la sensazione lascia subito il posto alla voglia di tuffarmi in questa nuova esperienza.
Inizia il rituale di rilassamento e di regressione, divento sempre più pesante e la mente si svuota, ascolto la voce di Leonardo che con delicatezza mi accompagna e immagini velocissime si affollano nella mia mente, alcune anticipando già tratti della storia che mi appresto a ri-vivere.
Vedo un paio di scarpette rosse, non lucide, con un cinturino. Leonardo mi invita a guardare come sono vestita – indosso un abitino azzurro – e dove mi trovo. Sono in un cortile, davanti a me vedo una casetta, muro in cemento, due piccole finestre con le inferriate e una luce fioca provenire dall’interno. Entro, sulla destra vedo un piccolo letto singolo, dentro una bambina con la sua mamma, malata. Il marito è via e loro sono sole. La madre non riesce a prendersi cura della piccola e chiede a me di farlo, nel caso le dovesse succedere qualcosa. Sento un’enorme tristezza inondarmi il cuore: non posso sottrarmi a questo compito, perché provo compassione per quella bimba. Come lei, che potrebbe perdere la sua mamma da un momento all’altro, anche io sono stata abbandonata. Ma non in senso fisico. Non sono stata voluta. Volo al passato di quella ragazzina con le scarpette rosse e la vedo bambina, un anno, forse un anno e mezzo, giocare per terra, svestita e sporca, senza nessuno che si curi di lei, l’assenza della madre che si vede solo di schiena è quasi palpabile.
Poi cosa succede a quella bambina sul pavimento?
E’ cresciuta, adesso è in un ospedale gestito da suore, è diventata un medico, uno dei primi medici donna. E’ stimata per il suo lavoro, ma combatte quotidianamente per dimostrare il proprio valore professionale in un mondo di uomini. Oggi è il 15 dicembre, è un giorno molto importante: qualcuno di potente deve venire a far visita all’ospedale. Siamo in Francia, perché sento le sorelle parlare francese. A un certo punto si materializza un capannello di prelati vestiti con tuniche rosso porpora e oro, in velluto. Davanti a loro un prete vestito di nero, non un semplice prete di campagna, mi porge la mano e mi da’ una carezza sul viso. In quel gesto sento la comprensione del padre che non ho mai conosciuto, in quegli occhi riconosco quelli di Leonardo. Ecco, è una conferma del mio valore.
Mi soffermo a osservare le tuniche porpora degli ecclesiastici dietro di lui e queste mi portano indietro nel tempo, a Parigi, nel diciottesimo secolo. Sento affiorare una fortissima sensazione di disprezzo per la corruzione di una classe dirigente – politica ed ecclesiastica – viziosa e mi ritrovo per strada, dove vedo un ragazzino di 10-12 anni forse – coi vestiti strappati. E’ povertà allo stato puro, la gente muore lungo le vie, c’è una puzza rivoltante e aria di rivolta. Io sono su una carrozza che cerca di farsi spazio tra i poveri ormai armati di bastoni. Sono ancora una donna, nobile e imbellettata, riesco a farmi strada tra la folla e a salvarmi. Credo volessero uccidermi.
Adesso vedo un paesaggio di campagna, erba verde spettinata dal vento e cielo blu. Una chiesetta con un campanile bianco. Respiro serenità e fiducia. Vedo delle mani grandi e forti, delle braccia muscolose e abbronzate: questa volta sono un uomo. Sto trasportando delle pietre dentro una carriola di legno. Conduco una vita semplice, ma sono felice. Vedo la mia famiglia: ho una moglie e un figlio di 4, forse 5 anni. La nostra è una comunità rurale: si vive dei frutti della terra e del proprio lavoro, c’è amore nell’aria. Sono sereno, sento che nulla mi manca in questo momento e che non potrei volere nulla di più. A un certo punto però qualcuno ci assale e veniamo tutti chiusi dentro la Chiesa. Il portone è sbarrato e il fuoco appiccato al campanile. Vogliono farci bruciare. Abbraccio mio figlio e mia moglie, vedo il terrore nei loro occhi. Sento le lacrime scorrermi sul viso – anche nel presente – : non posso far niente per salvarli, non posso far niente per proteggerli, mi sento impotente di fronte allo svolgersi degli eventi. Abbandono il corpo e salgo in alto, oltre il campanile, sono nel blu del cielo, in mezzo alle stelle. Mi sembra di percepire un ordine superiore, mi sembra di capire che l’amore tenga insieme questa incredibile volta celeste, niente altro ha veramente importanza: solo vivere con amore. Possiamo dare un nome e una faccia differente a questo principio, Cristo, Buddha, ecc… ma la sostanza non cambia.
Accompagnata dalla voce di Leonardo torno ancora indietro e questa volta vedo un vassoio dorato e decorato a motivi geometrici con inserti argento. Vedo rosso, è sangue, una testa tagliata, è quella di Giovanni Battista. Io sono l’ancella che sorregge il vassoio e lo sta portando al Re. Io sono parte responsabile del tradimento verso quest’uomo ormai morto e sento un dolore trafiggermi il cuore, come se solo ora, a cose fatte, mi rendessi conto della gravità del gesto di cui mi sono resa partecipe per affermare me stessa agli occhi dei potenti. Troppo tardi: una sorte non dissimile mi aspetta e vengo fatta uccidere – nella stessa modalità – crollando ai piedi del Re. Abbandono il corpo un’altra volta e mi ritrovo piccolissimo, un bambino, seduto per terra e vestito di pelle. Sento profumo di erba e di fuoco, il freddo della terra, una donna che viene verso di me e mi prende in braccio. E’ mia madre, questa volta però sono amato, desiderato, voluto.
Mi guardo intorno, vedo una capanna indiana fatta di pali e pelli, faccio parte di una tribù, il mio animale è l’orso. Sono cresciuto, adesso sono un ragazzino e mia madre mi dice che ci sono grandi progetti per me. Leonardo mi chiede a quale divinità ci affidiamo. Vedo ancora la volta celeste e un cavallo cavalcato da un uomo che indossa un copricapo di piume d’aquila bianche e nere, nel gesto di scoccare una freccia. Il cielo con tutte le sue costellazioni forma una cupola che protegge la nostra comunità, come in una bolla blu, tenendo lontane le guerre e le carestie. Cresco, sono un giovane uomo e mi vedo mentre cerco di scacciare i nemici. Un’epidemia colpisce la nostra gente, che inizia a morie, ma la vecchia sciamana del villaggio – nei cui occhi riconosco Carla – mi consegna un rimedio avvolto in un sacchettino di stoffa. Non riesco a vedere cosa succede dopo, perché vengo colpito alle spalle da una freccia nemica. Anche qui non posso negarmi a un grande insegnamento e comprendo il ciclo del’esistenza che ci vede tutti nascere, crescere, morire e tornare alla terra per rifiorire come l’erba, che viene mangiata dall’animale, che a sua volta viene ucciso dall’uomo per il proprio sostentamento, in un flusso che va oltre il tempo e lo spazio.
A questo punto Leonardo mi chiede se e dove avessi già incontrato Carla e questa volta mi vedo, ancora uomo, vestito di pelle di orso in riva a un fiume. Sono andato lì in contemplazione dello spirito che vive nell’acqua – Carla – depositario del sapere e della conoscenza, al quale noi uomini ci rivolgiamo per attingere alla saggezza vera. Di colpo vengo catapultata in un altro posto: adesso sono in India, continuo a vedere Carla. Questa volta è una statua che viene adorata dalla popolazione. Uomini e donne la onorano ornandola di bellissimi fiori colorati. Nel suo volto vedo sovrapporsi la testa di un elefante, è tutta dorata e indossa preziose collane. Le gambe nella posizione del loto e le mani aperte palmi in alto, con pollice e medio che si incontrano e un punto rosso disegnato al centro dei palmi. Emana rosso, emana energia vitale, è lo spirito della creatività e della creazione.
Adesso Leonardo mi invita a guardare come sarò da vecchia. Mi vedo seduta su una piccola sedia di paglia, capelli bianchi e attorniata da tre bei bambini, forse i miei nipoti o i miei bis-nipoti. Vedo anche i miei figli, felici e realizzati, sorridere intorno a me. Ritrovo Marco, l’amore della mia vita al mio fianco e sento di essere amata, proprio tanto, da tutti quelli che fan parte della mia storia.
-Qual è l’insegnamento che ne trai? – mi chiede Leonardo
“Che l’amore è l’unica cosa che conta, che sono amata e che forse avrei dovuto passare più tempo a vivere nell’amore, che a preoccuparmi costantemente che qualcosa di brutto e irrimediabile potesse/dovesse per forza accadere a me o alle persone che amo da un momento all’altro. Che quello che conta non è dove arrivi, ma il viaggio nel suo dipanarsi”. Le lacrime, questa volta di gioia, scorrono nuovamente sul mio viso.
Mi sembra ci sia già moltissima carne al fuoco, ma vorrei puntualizzare tre cose che mi hanno particolarmente colpito:
1 – da quando sono diventata mamma di Gabriele (quasi sei anni or sono) ho passato periodi veramente bruttissimi, schiacciata dalla sensazione, che era quasi una consapevolezza, che qualcosa di brutto, veramente tremendo, sarebbe successo ai miei figli e io non avrei potuto far niente per evitarlo. Con la nascita della mia Gaia queste sensazioni si sono acuite ancora di più, tanto da impedirmi per un lungo periodo di uscire di casa, terrorizzata dal fatto che avremmo potuto essere investite da un camion mentre attraversavamo la strada con il passeggino. (continuavo a rivedere questa scena come in un film dell’orrore) Contemporaneamente però mi sentivo al settimo cielo, come l’uomo della regressione: niente mancava più nella mia vita adesso che c’era anche lei, adesso che sentivo completa la mia famiglia, anche se avevo dovuto rinunciare a un lavoro che sicuramente mi poteva garantire maggiore indipendenza economica e qualche sfizio in più. Ho quindi capito che probabilmente mi sto portando dietro questa paura da allora: sono felice=adesso deve succedere per forza qualcosa di brutto e io non posso far niente per evitarlo.
2 – il mio bisogno di conferme da parte degli altri: come la giovane dottoressa e l’ancella ho sempre vissuto lo studio e il lavoro come momenti in cui era più importante sentirmi dire dagli altri quanto fossi brava, sbagliando completamente prospettiva. Questo mi ha sempre messo nella posizione di voler ottenere riconoscimenti da chiunque fosse più in alto di me, genitori, professori, datori di lavoro e mai di credere veramente in me stessa.
3 – La mia esperienza di ancella-traditrice pentita oggi mi rende insopportabile l’idea della disonestà e del raggiro, tanto che, pur essendo una persona abbastanza tollerante, la menzogna e tutto l’allegro corollario di situazioni che si porta dietro, sono state fino ad oggi una delle cose sulle quali proprio non transigo nel rapporto con una persona.
E adesso veniamo ai ringraziamenti, questi vorrei rimanessero in camera caritatis:
Caro Leo,
averti ri-trovato e ri-conosciuto è stata una delle cose più belle che mi siano successe da qualche anno a questa parte. Un po’ come il regalo di Natale inaspettato che trovi sotto l’albero e ormai non ci speravi più. Ovviamente devo ringraziare alche la nostra Carla, che, ormai è risaputo, è un catalizzatore per la “bella gente”. Grazie per tutto: per come mi hai accompagnato in questa meravigliosa esperienza, per la tua delicatezza e per tutte le volte in cui ci siamo incontrati prima e sicuramente mi avrai tolto qualche castagna dal fuoco. Sono felice che anche tu faccia parte della mia famiglia di anime, grazie a te credo riuscirò a sbloccare tanti insegnamenti necessari alla mia crescita spirituale… Se non altro l’inizio promette davvero bene!
Ti abbraccio fortissimo,
ti voglio bene,
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La meditazione fa bene alla salute psicofisica dell’uomo
Oggi 2 febbraio 2006 ho sentito dai media una notizia sensazionale, La meditazione fa bene alla salute psicofisica dell’uomo, ma non solo sviluppa la massa cerebrale aumenta le facoltà mentali e previene l’invecchiamento del cervello.